Confermarsi è sempre più difficile che proporsi e per questo motivo credo si possa essere tutti d’accordo sul fatto che il successo della Dinamo in Coppa Italia di ieri sera abbia una valenza maggiore rispetto a quello pur enorme di un anno fa. Ma c’è anche un altro motivo per cui è giusto parlare di vera e propria impresa, ed è poi quello che (opinione del tutto personale per carità) ampliando il discorso considero uno dei crucci fondamentali del nostro basket, uno dei motivi principali per cui la pallacanestro in Italia rimane sempre uno sport distante dal calcio nel seguito degli spettatori. Riguarda la capacità del coach Sacchetti di aver saputo cucinare la stessa deliziosa pietanza pur con ingredienti che cambiano ogni giorno. Non so esattamente quanti giocatori siano arrivati e poi ripartiti quest’anno, sicuramente troppi. Non sempre per colpa della società beninteso, ma questo continuo andirivieni, come se fosse un porto di mare, oltre a creare alla lunga fastidio se non disaffezione negli appassionati, impone salti mortali all’allenatore che deve ogni volta far quagliare il gioco di squadra con interpreti nuovi. E Sacchetti ci riesce sempre benissimo. Lo sentivo l’altro giorno parlare dell’ultimo arrivato (in senso temporale) e dire che c’era ancora un allenamento per fargli assimilare gli schemi. Un allenamento? Nel calcio il Cagliari ha Husbauer in naftalina da due mesi perché “è abituato a un altro calcio” , perché “non capisce la lingua”, perché “atleticamente deve lavorare”. E’ questa la vera lezione di Sacchetti.
La lezione di Sacchetti
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